L'inizio
Maria Petrucci nasce a Toffia (Ri) nel 1938, vive la fanciullezza a Roma. Dopo alterne vicende torna al paese e comincia ad apprendere il mestiere di sarta. Riparte per Roma e continua quel mestiere in una rinomata sartoria. Nel 60 si sposa, oltre che cucire abiti in serie, per bambine, fa la sarta a casa dai clienti del marito, che è un bravissimo ebanista. Nel 63 lascia Roma: per 2 anni abita a Riccione e lavora in una tintoria. In seguito va a vivere a Sant’Antonio di Porto Mantovano, (Mn), qui è titolare di un negozio di abbigliamento per circa 2 anni, poi chiude il negozio.
Nel negozio aveva iniziato a dipingere, volendo fare i quadri per la propria casa.
Nel 1965 partecipa al Concorso l’” Arte nel tempo libero”. Maria ricorda che mancavano due ore allo scadere della presentazione dell’opera, il marito ancora non le aveva fatta la cornice. così con l’autostop si recò a Mantova da un corniciaio e di corsa portò il quadro “Giardini pubblici” al Concorso.
Superò la selezione Provinciale e viene ammessa alla mostra Nazionale a Brescia dove su 650 concorrenti si afferma con il 9° posto. Fu un successo dietro l’altro, partecipa anche alla mostra Nazionale dei Naiv di Luzzara, una giornalista di Milano, Piera Fogliari, vede il suo quadro, si reca a casa della Pertrucci, con un fotografo, poi l’intervista e le foto le pubblicarono sul settimanale “Sogno”.
Subito apprezzata, nel prestigioso Ambiente Artistico Mantovano; nel quale si forma felicemente come pittrice; poi andando nel laboratorio di falegnameria del marito tutti quei pezzi di legno, non le davano tregua, stimolavano la sua fantasia.
Dopo avere insistito il marito le portò a casa un pezzo di legno, e uno scalpellino, senza fare disegni o bozzetti preparatori, avendo solo vagamente in mente un soggetto, mise il legno sulle ginocchia e scolpendo a intaglio togliendo alla rinfusa, qua e là, a livello d’incoscienza, realizzò un’opera, incredula guardava la sua prima scultura, dal titolo “Figura artistica”, come se non l’avesse fatta lei e facendola sentire uno strumento.
La storia raccontata da Maria - l'inizio
L'artista
Come scultrice ebbe subito larghi consensi in special modo dal primo critico di Mantova Prof. Renzo Margonari che vista la scultura addirittura le consigliò di scolpire, scolpire, e lui l’avrebbe seguita, Maria persona libera, non prendendo coscienza della fortuna che le era capitata, pur apprezzando moltissimo il Prof. Margonari, continuò a fare quel che sentiva, dipingere, scolpire, scrivere poesie.
Nel ‘69 con la poesia aveva partecipato alla “Corrida” radiofonica condotta da Corrado Mantoni. Poi con la poesia, a Mantova, insieme a un commediografo, un burattinaio, e un cineamatore, facevano spettacoli nelle case di riposo per anziani e nell’ospedale psichiatrico, periodo che rammenta con molta tenerezza.
Aveva anche partecipato da casa, con l’attrice di teatro Leda Palma, una mattinata a Radio Anch’Io condotta da Enrico Vaime; e nell’ottanta fu protagonista perla Rubrica Televisiva, di RAI. 1, “Storie allo specchio” “Io Donna” di Carlo Levi, con la regia di Luigi Faccini; a casa sua arrivò una troupe della RAI di sei persone fu ripresa per cinque giorni e fu un grande avvenimento nella sua vita. Quando la trasmissione andò in onda il suo telefono sembrava diventato un centralino e molte riviste e giornali scrissero su di lei sulla sua arte poi fu invitata a Telepadana, Telemantova, ospite d’onore per molte domeniche, per leggere le sue poesie, nell’emittente locale Antenna libera e come personaggio a Radio Mantova.
Ebbe lusinghieri inviti nelle gallerie di avanguardia. In una di queste, Galleria “Teatro Minimo”,dove lei aveva fatta la mostra:la Critica EldaFezzi, di Cremona,che era stata la prima critica della Biennale di Venezia, accompagnando una sua pupilla, che faceva la mostra in quella galleria di Mantova, vide nel retro le opere di Maria, e l’invitò ad esporre nella sua galleria di Cremona “Il Poliedro” nell’occasione le fece la recensione che pubblicò sul giornale di Cremona la “Provincia”.
Dopo due anni Maria la contattò volendo fare domanda ed esporre ancora nella Galleria “Il Poliedro”,la Prof.ssa Fezzi, le disse che ormai non si occupava più di arte, avendo purtroppo un male incurabile nelle ossa, per cui la pregò di rivolgersi alla presidente, della galleria, Santini, e per la recensione al critico del giornale di Cremona “La Provincia”. La sera prima del Vernissage, ambendo alla sua presenza, Maria le telefonò, lei quando sentì la sua voce, riferendosi al critico del giornale, cominciò ad urlare:” C’è l’ho fatta! c’è l’ho fatta! gli ho fatto lo sgambetto”. Pur se c’era la neve, appoggiata ai bastoni, si recò in galleria a fare la recensione. Dopo tre mesi non era più.
Nell’ambito artistico la Petrucci ha partecipato a collettive in Italia e all’estero; allestito prestigiose mostre personali, a Mantova, con l’Ente per il Turismo, alla “Casa di Rigoletto”; con l’UDI nella “Casa del Mantenga” nelle Gall: “Studio Sartori”, “Teatro Minimo”, “La Torre” etc.; A Verona, con l’Amm. Provinciale in Piazza Dante, nella Gall. “Frà Giocondo”; a Sermide (Mn), invitata dal Comune, in occasione del premio gastronomico, “la Cipolla d’Oro”. Scrivono su di lei “La donna Mantovana” che le pubblica l’intervista fatta alla direttrice del Brefotrofio di Volta Mantovana; e “La Gazzetta di Mantova” anche qui le pubblicano un interessante articolo di un fatto vissuto da Maria nella stazione di Modena.
Dopo il suo rientro a Toffia nel 1986 fece numerose mostre personali, tra queste tre a Roma: a “Palazzo Valentini” con la Provincia; “Ex Mattatoio” con il Comune; e Tevere Expò con la Provincia di Rieti; a Tivoli, con l’Az. Aut. Sogg. e Tur, “Sala dell’Azienda”; a Rieti, con la Provincia “Ex Chiesa S. Pietro”, con il Comune “Sala Esposizione”, Sotto i Portici, in Piazza Vittorio Emanuele; Terminillo, con l’Ente per il Turismo, “Palazzo del Turismo”; e su invito del pittore Gianni Turina, a Città Ducale “Palazzo Maoli”.
Il ritorno a Toffia e il museo
Nel 1986 all’apice del successo, come fosse scritto nel suo destino, lascia tutto alle spalle e per motivi che succedono nostro malgrado nella vita, torna a Toffia con un bagaglio di esperienze, artistiche, culturali, e umane, che custodisce come fosse un tesoro. Dopo un tribolato adattamento e fatte numerose mostre personali, tra queste tre a Roma: a “Palazzo Valentini” conla Provincia; “Ex Mattatoio” con il Comune; e Tevere Expò conla Provinciadi Rieti; a Tivoli, con l’Az. Aut. Sogg. e Tur, “Sala dell’Azienda”; a Rieti, conla Provincia“Ex Chiesa S. Pietro”, con il Comune “Sala Esposizione”, Sotto i Portici, in Piazza Vittorio Emanuele; Terminillo, con l’Ente per il Turismo, “Palazzo del Turismo”; e su invito del pittore Gianni Turina, a Città Ducale “Palazzo Maoli”.
Nel 91, dopo che vennero a mancare entrambi i genitori, colloca nella casa paterna le sue numerose opere; e gli oggetti della civiltà contadina, un po’ trovati nella casa, un po’ nella discarica, qualcuno comprato o regalato. Vi sono due entrate, tenendo la porta aperta entravano i turisti e nel registro lasciavano, scritte, lusinghiere dediche. Spontaneamente alla Petrucci viene in mente di fondare un museo che inizialmente dedica al padre Raniero. L’inaugura l’Ass. Prov. alla Cult. Emilio Di Janni, intervengono numerosi artisti della Provincia, il Sindaco di Toffia e l’affetto di molti cittadini. Poi nel 1998 con una delibera viene riconosciuto dal comune di Toffia. Maria ha quasi abbandonato l’arte, apre il museo ai ragazzi, fonda un giornalino il “Pozzo di Toffia”, dove tutti potevano pubblicare, organizza concerti, serate di poesia, mostre d’artigianato, recupera la storia e altro, dedita al paese, al museo, al quale non mancavano le visite dei turisti, lontana da centri d’arte questo era diventato il suo scopo di vita. Nel 2008 l’editore Giorgio Mondatori le offre nel Catalogo” Gli Scultori Italiani” un quarto di pagina gratuita, lei non risponde; poi Mondatori glielo ripropone nel 2009 questa volta Maria accetta. Viene invitata da Associazioni, Gall. d’Arte, Case Editrici, ricomincia ad esporre in prestigiose mostre e a comparire su importanti Cataloghi Nazionali.
Poi visto che i visitatori continuavano a credere che le opere esposte le avesse fatte Raniero, Maria essendo un’artista, per onestà verso la sua arte e di chi nel corso del tempo aveva acquistata qualche opera, pur se a malincuore, lo rinomina “Museo Maria Petrucci”, Casa Raniero, dove si possono ammirare in permanenza, in 4 stanze, sculture lignee, dipinti ad olio, passaggi artistici, di svariati materiali, nella 5 stanza come detto sopra sono raccolti gli oggetti della civiltà contadina, è tutto catalogato e ogni opera è dotata di didascalia, quelle mobili oltre che in italiano sono quasi tutte tradotte in inglese e il biglietto del museo anche in francese. Il Museo, è situato nel centro storico, in una casa del 17° secolo, Maria, che, ne è anche la direttrice, ai visitatori, che non desiderano leggere le didascalie, fa da guida , non solo nel museo, all’occorrenza illustra la storia di Toffia. Nel97 hapubblicato il libretto guida “Toffia in Tasca” in seguito un’altra preziosa “Guida Turistica di Toffia” un itinerario fra storia tradizioni leggende.
Il museo è iscritto all’Assoc. Nazionale, dei Musei Antropologici e Arte, Simbdea; è inserito, in volumi e guide turistiche, quali “I Musei Etnografici del Lazio”, nella guida “Touring Club Italiano del Lazio” “Guida ai Musei e Collezioni di Roma e del Lazio” sul Sito del comune di Toffia – www.comunetoffia.ri.it - nell’Annuario dell’Az. Tur. di Rieti, e nel Sito dell’Archivio monografico nella Galleria “la Spadarina” di Piacenza- www.laspadarina.
Nel 2005, la “Regione Lazio”, settore musei, realizzò un filmato su l’artista ed il Museo, a cura del prof. Vincenzo Padiglione, con la regia di Lorenzo Pizzi. La registrazione si può vedere, nel museo, in videocassetta o DVD. Il Museo è censito dall’I STAT nei musei non statali. Altre riprese sono state fatte da Rai 3, dall’emittente R.T.R., di Rieti, da SKY e altri. Nel 2009, nell’emittente R.T.R, tra le molteplici volte,la Petruccifu invitata dal conduttore Girolamo Berti, la sera di S. Valentino, e lessero le sue poesie d’amore.
Di recente è stata invitata a” RLTV” dove hanno mostrato anche le sue opere.
Nel museo oltre che vedere DV D. ci sono curiosità, da leggere, come soprannomi, proverbi, stornelli, detti, di un tempo, la grammatica del dialetto di Toffia. Commedie in dialetto, una delle quali già rappresentata, romanzi e libri di poesia scritti dalla Petrucci, oltre un’interessante corrispondenza con lettere, telegrammi, biglietti postali, dal 1915 al 1938, tra l’amministratore Federici Alfonzo e, il proprietario terriero, Mariano Castellani.
L’interesse che suscita il museo si riscontra nelle note che i visitatori lasciano scritte nel registro.